Il tema degli obiettivi e della Luna piena in Sagittario che sta arrivando, hanno acceso in me alcune riflessioni sulla capacità di raggiungere i propri obiettivi, sul modo di programmarli, sulla determinazione, sulla costanza e sulle emozioni che ci dà il raggiungerli.
Che guazzabuglio!
Scrivendoli su un pezzo di carta mi sono accorta della loro diversità, incoerenza e grandezza. Allora ho provato a fare ordine tra i miei obiettivi del momento e ho notato una particolare resistenza a sfoltirli e ordinarli secondo un assetto più consono al momento che sto vivendo. Devo dirvelo? Una parte tira a destra e l’altra a sinistra e ovviamente lo stallo è inevitabile.
Ho chiesto aiuto alle stelle per aiutami a comprendere e fare chiarezza nel movimento, ma prima ho un paio di riflessioni da condividere.
Obiettivi: esigenza
Uno dei problemi principali è la definizione dell’obiettivo.
Generalmente si parte da un’esigenza, un problema da risolvere o un desiderio da soddisfare.
Entrambi grandi motori anche se il problema da risolvere è statisticamente il più motivante, sia per la nostra particolare propensione a sentire di più la sofferenza e sia per un istinto naturale di miglioramento a partire da dove siamo.
Il desiderio ci porta sempre molto più in alto del qui e ora e mette in moto un meccanismo di auto svalutazione che spesso ci fa desistere anche solo nel pensare all’obiettivo.
Se l’esigenza è il motore è necessario che sia chiara. Già qui cominciano le prime difficoltà. Il problema da risolvere o il desiderio da soddisfare devono appartenerci e non essere mutuati dalle esigenze di altri (ad esempio devo dimagrire perché altrimenti non piaccio oppure devo comprarmi la macchina nuova perché altrimenti mi rifiuteranno dal gruppo).
Ascoltare cosa davvero ci appartiene di ciò a cui aneliamo è un primo alto muro da scavalcare. Possiamo utilizzare strumenti per definire questo spazio. Scrivere una lista di pro e contro del problema/desiderio e poi fermarci ad ascoltare le nostre reazioni rispetto ai vari punti della lista. Magari scatta anche qualche sano macchissenefrega da utilizzare per depennare qualcosa. La metto un po’ sullo scherzo ma se ci provate vi accorgerete che non è per niente facile questo passaggio. Siamo sempre sull’onda del riconoscimento intimo e sociale e questa variabile incide moltissimo sulla definizione del nostro centro.
Come in ogni cosa non è bene polarizzare (io o gli altri), ma è importante capire dove si colloca questo punto di equilibrio per scegliere obiettivi sani per noi.
Obiettivi: risorse
Una volta definita l’esigenza è necessario capire non se possiamo soddisfarla (c’è sempre un modo). Bensì è necessario comprendere come. Qui entrano in gioco le risorse che abbiamo a disposizione. Altro nodo importante.
Nella definizione delle risorse c’è la capacità di guardare oggettivamente al qui e ora in termini di tempo, risorse finanziarie, risorse emotive, spazi mentali e disponibilità all’azione.
In pratica bisogna fare un esame di se stessi, dove il valutatore siamo noi.
Un esaminatore equo, obiettivo, ma poco conciliante rispetto alle scuse, alle paure, alle maschere che non vogliamo togliere quando una situazione ci mette di fronte a noi stessi, nudi e crudi. Una parte di noi che ci dice se rispetto all’obiettivo le risorse sono 20, 50 o 90. Deliberatamente evito il 100. Dobbiamo prevedere sempre una quota non preventivata (!) di risorse in aggiunta o in sottrazione.
Qui possono essere utili le persone che ci conoscono da un po’ e delle quali sappiamo di poterci fidare. Confrontarci, mettendo in gioco l’obiettivo, e chiedendo esplicitamente se vedono in noi la possibilità di raggiungerlo attraverso le risorse che abbiamo pensato.
L’autovalutazione è molto difficile e facilmente manipolabile.
Quello che succede qui è un punto fondamentale.
Ascoltate tutte le vostre reazioni, soprattutto quelle di bassa frequenza come la rabbia, la vergogna, la delusione. Il vostro interlocutore ha toccato un punto che nasconde un’insidia che non è stata accuratamente valutata.
Prendetevi l’emozione, e non prendetevela con il vostro amico.
Lasciatela scorrere, scrivetela evidenziando l’argomento che l’ha suscitata e lavorateci in separata sede. Otterrete un doppio effetto: l’emersione di un’esperienza del passato da integrare e l’eliminazione del rischio di imbarcarvi in un’impresa in modalità non equilibrata per voi.
La reazione potrebbe essere anche di alta frequenza, cioè di ammirazione per il modo in cui la persona parla di quel vostro progetto e la conseguente idea che lui potrebbe farlo e voi no. In questo caso la proiezione può lavorare in senso positivo, facendovi vedere degli aspetti di voi che non state mettendo in gioco, cioè delle risorse che avete e non utilizzate.
Il meccanismo è lo stesso, ma il primo vi fa chiudere mentre il secondo vi fa aprire. Stessa modalità di utilizzo delle informazioni. Scrivere e rifletterci su.
Obiettivi: tempo

Il tempo è un’altra variabile importante, perché è relativo. Una palese contraddizione rispetto al modo in cui siamo abituati a vivere. Business plan per tutto, agende straorganizzate con inserimento del parrucchiere tra un appuntamento e l’altro, giornata che scorre frenetica come se il tempo gestisse noi e non viceversa.
Il tempo degli obiettivi segue la stessa regola. Diventa un gendarme, un giudice terribile della nostra capacità di raggiungere gli obiettivi prefissati. Ma riusciamo davvero a dare il tempo giusto di realizzazione all’obiettivo che ci siamo dati? Non siamo spesso pressati dal fatto di dover dimostrare di essere stati bravi, capaci, performanti?
Tutto quello che ho scritto finora ci dice chiaramente che l’obiettivo è più un’esperienza per conoscerci che lo spazio reale di movimento che abbiamo. Allo stesso tempo non possiamo prescindere dal darci uno spazio. Sia per verificare il movimento che stiamo facendo sia per monitorare la distanza dal traguardo.
Qui, a mio avviso, entra in gioco un’altra grande parola che si chiama flessibilità.
Accompagnata dalla fiducia che il nostro obiettivo si concretizzerà a prescindere se è davvero utile al nostro percorso personale (e non è una scappatoia).
Soddisfiamo il nostro bisogno di ordine definendo il tempo necessario.
Facciamo però in modo che non sia auto sabotante (un tempo troppo stretto per realizzare o troppo lungo da demotivare), totalizzante (esiste comunque altro che va onorato nel frattempo) e rigido (se ci sono delle scadenze improrogabili muoviamoci per tempo, se non ci sono scadenze fissiamole in modo da avere uno spazio di manovra in caso di contrattempi o difficoltà che possono emergere durante il percorso).
Obiettivi (?)
I tre aspetti che abbiamo visto fino ad ora (esigenza, risorse e tempo) ci aiutano a definire uno spazio intorno all’obiettivo più equilibrato e sostenibile.
Questo è già una garanzia di realizzazione che ci predispone all’azione in modalità efficace.
Ma la domanda di fondo è se quell’obiettivo è davvero importante per la mia evoluzione, per il mio progetto di vita, per la mia crescita personale.
Questo può essere il blocco più grande di tutti.
In particolare può essere un blocco per coloro che, dopo un percorso di ricerca interiore, si trovano, in età già adulte, a ridiscutere i confini della propria esistenza e a definire nuovi obiettivi che poggiano più su un sentire interiore che su un fare derivante dall’esperienza.
In questo caso l’occasione di definizione dei propri obiettivi è un anello importante della propria crescita personale.
E lo è NON nel definire gli obiettivi, ma nello SPOSTAMENTO dal risultato rispetto all’obiettivo al percorso necessario per raggiungerlo.
Dicevo prima che non è una scappatoia pensare che il nostro obiettivo si concretizzerà a prescindere se è davvero utile al nostro percorso personale. E, al contrario, non lo farà se non è utile.
Ma ciò che abbiamo fatto nel mezzo, cioè procedere verso quella direzione, è ciò che rimane nel bagaglio, è quello che abbiamo imparato. Probabilmente ciò che ci serviva davvero.
Purtroppo flessibilità e cambiamento non sono sempre considerate come qualità. Anzi, spesso chi cambia in corsa viene accusato di incostanza, incoerenza, pigrizia, inaffidabilità. La società ci costringe a un rigore e a una coerenza che la tranquillizza. Diventiamo prevedibili e quindi controllabili. In caso contrario pericolosi e destabilizzanti per il sistema.
Ancora una volta dipende da noi scegliere CHI seguire. Il sistema, quale zona comfort, o l’Anima?

La Luna piena in Sagittario
Questa Luna piena che sta arrivando (14 giugno alle 13,55) sollecita l’attenzione a questi temi.
Il Sagittario è il segno dedicato all’obiettivo e alla direzione, alla ricerca della Verità personale come direzione del movimento della propria Anima.
Questa freccia è puntata molto in alto perché la tensione al movimento sia sufficiente a farci andare in quella direzione. Il Sagittario ci parla della vocazione che ci muove nella vita ed è uno degli aspetti della nostra complessa natura.
Nella Luna piena, il Sagittario si oppone al Gemelli, un segno d’aria, che appartiene alla croce mutevole.
L’illusione cambia continuamente, prendendo una forma o l’altra. Concerne l’apparenza e non la realtà, e la terra rappresenta le apparenze. Inoltre nel Gemelli si compie il primo lavoro di allineamento tra l’anima e il corpo, veicolo necessario al lavoro dell’Anima in questa dimensione. Corpo inteso come somma di tutti e tre i veicoli principali: il fisico, l’emotivo e il mentale.
L’opposizione è necessaria per capire le due estremità del mondo del pensiero che questi due segni condividono. Il Sole in Gemelli ci parla della nostra capacità di muoverci cambiando continuamente attraverso le forme. La Luna in Sagittario ci parla dell’importanza di avere una direzione da seguire per non perderci nella mutevolezza delle forme, mantenendo il pensiero focalizzato sulla direzione individuata.
Come sempre si tratta di nuotare in questo mare della nostra esistenza, cercando di volta in volta il punto di contatto tra la direzione e la forma necessaria per raggiungerla. Tenendo presente la necessaria flessibilità data dalla presenza di miriadi di punti all’interno di questo spazio.
Il tema di questa Luna piena è smettere di pensare eccessivamente a quello che si deve fare ed imparare semplicemente ad “essere”.
Quindi, permettiamoci anche lunghe liste di obiettivi. E la libertà dì stracciarle, ridefinirle, spezzettarle, riorganizzarle, nella piena fiducia che pian piano la direzione diventerà sempre più chiara e gli obiettivi sempre più aderenti a ciò che davvero Siamo.
E’ tempo di cambiare
Di non lasciarsi andare
Di vivere la vita così
Come un angelo o un assassino
Ognuno nel suo passato
Ognuno col suo destino
Ringraziamenti
Mi permetto di aggiungere un ringraziamento a coloro che mi seguono e mi leggono.
Ogni volta che mi siedo per scrivere un articolo apro uno spazio di confronto dentro di me che ha voi come interlocutori. Il bisogno di far comprendere ciò che si muove dentro di me diventa una vera e propria via di introspezione che mi aiuta a fare chiarezza e ad alleggerire la confusione che spesso mi motiva alla scrittura.
Quindi grazie, grazie, grazie.

Lettura tarologica la Barca dell’Anima (80′)
Dove sto andando? Che cosa mi blocca in questo punto dove sono? Quali sono le risorse che posso utilizzare? Qual’è il mio punto di forza?
La Lettura Tarologica della Barca dell’Anima risponde a queste domande e ti dà un quadro chiaro di quello che sta succedendo in questo preciso momento, proprio solcando le acque del tuo inconscio.
È in grado di orientarti fra opportunità e problemi ed è un potente mezzo di sintesi di tutte le esperienze che stanno lavorando su di una specifica dinamica.
Questo metodo specifico del coaching tarologico di IntegrAnima™, permette un focus particolare sulla situazione che vuoi vedere, perché la guarda dal punto di vista dell’Anima.