La ferita da tradimento e il padre
Un argomento estremamente complesso e pericoloso, se non fosse che, condizionando la maggior parte delle nostre scelte relazionali, mi induce a parlarne, ricordando per quante di noi la ferita da tradimento e il padre sono argomenti strettamente legati.
Qui non si discute se tuo padre sia o non sia un buon padre.
Il concetto di “buono” ha a che fare con la morale riconosciuta alle latitudini in cui ti trovi e al contesto storico culturale nel quale sei inserita e dal quale provieni.
Quello che voglio approfondire, come riflessione personale, è cosa sia il padre dentro di te, partendo dalla mia esperienza. E come questa immagine diventi, allo stesso tempo, un obiettivo e un demone.
E come uscirne, quando è possibile.
Tuo padre rappresenta esattamente ciò che nella Vita NON DEVI essere, in termini di missione personale, cioè di realizzazione del processo di espressione della tua unicità.
Un’affermazione forte. Lo so.
Lo è anche per me, ogni volta che la pronuncio.
Mio padre. Il mio eroe, il mio mito, il mio principe azzurro.
Quell’orizzonte luminoso che devo dissolvere in un tramonto, per affrontare una notte lunga e dolorosa, prima che emerga una nuova possibile alba.
Tutta la vita lavori, spesso inconsciamente, per raggiungere questo nuovo giorno. Già dalla scelta del partner, cosi diverso o così uguale a tuo padre. Semplicemente sulla base dell’essere apertamente in conflitto o adorarlo. E sempre quindi sulla base di un confronto che ti allontana da quello che realmente ti servirebbe per muoverti verso una relazione adulta.
E non verso un clone della relazione infantile e un blocco dello sviluppo della tua parte più sana.
Quella parte che si muove verso la tua realizzazione e non verso la compensazione di diritti negati nell’infanzia.
E qui, sento arrivare in un’ondata, il dolore che tutte noi, coinvolte da questa ferita, cerchiamo disperatamente di contenere.
Nella ferita emotiva del tradimento viene negato il diritto di essere amata per quello che si è, traslando in un “dare/avere” ciò che costituisce, naturalmente, la base di un rapporto emotivo, cioè l’amore. Ma tant’è.
Siamo venute qui per imparare ad amare incondizionatamente.
Quindi al modello di riferimento, da tradire od emulare, si aggiunge la dimensione dello scambio tra fare qualsiasi cosa pur di essere amate.
Ce n’è quanto basta per comprendere come le relazioni d’amore siano il terreno più insidioso sul quale muoversi.
Che si fa allora? La ricetta non c’è.
Una serie di indicazioni utili sì.
1) Intanto osserva la “ripetitività” delle esperienze. E in questa parola metti la modalità che vivi e anche il suo opposto.
Non cambia la sostanza di essere in un blocco, esprimere il contrario di una modalità (ad es. vivere una relazione di possesso e poi in un’altra sperimentare l’amore completamente libero).
La soluzione è sempre la “terza via”, ma è necessario conoscere i poli per poterla creare, armonizzandola con la propria struttura interiore.
2) Poi, cerca di capire, tra gli elementi essenziali che emergono dall’osservazione, cosa ricorda tuo padre, e l’esperienza affettiva che hai avuto con lui. Qui emergeranno i primi disagi, il dolore per quello che non c’è stato o per quello che non c’è più.
La risposta è proprio lì dietro.
È solo attraversando queste difficili emozioni che si raggiungono le risposte utili ad avanzare nel processo.
3) A questo punto, in quelle risposte appariranno le falle e le crepe del principe azzurro che hai costruito dentro di te. E continuando, lentamente ma con costanza e determinazione, a togliere i frammenti della statua, scoprirai il meraviglioso maschile verso cui tuo padre ha il compito di traghettarti.
Non c’è un 4) perchè l’ultima fase non può far parte di un elenco.
È la parte più faticosa da affrontare e nasconde un dono preziosissimo.
È il saluto, il lasciare andare, con cui sorge l’alba che solo una nuova Te può affrontare.
Abbraccerai quell’uomo davanti a te, sentendo tutta la fragilità di questo essere umano che si è assunto l’onere di portarti, nel modo migliore che ha potuto, nella Vita e di fronte a quest’alba.
Abbraccialo, che sia vivo o morto. Piangi con lui la sua fragilità, sentendo cos’è la tua, e tutta la paura di non essere all’altezza. Tutto cambierà.
Non ci saranno più pretese, rimpianti, dolori, compensazioni. Rimarrà solo un armonioso fluire verso ciò che sei.
Il dono prezioso? Il Perdono.
Uno stato che non è un atto di volontà, ma la naturale apertura di un Cuore a ricevere un atto d’Amore, come dono, a prescindere dalla forma che ha assunto.
Stefania Paradiso

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