PASQUA. IL DONO DELLA SPERANZA

Pasqua. Il dono della speranza

Nella Pasqua c’è il dono più grande che il Cristo poteva farci. Il dono della Speranza.

La certezza della Rinascita dopo la morte, la certezza della Speranza.

La possibilità, per ognuno di noi, di poter attraversare il dolore, la sofferenza, la morte e uscirne dall’altra parte, trasformati e colmi di Luce.

Oggi, in pieno movimento evolutivo, diamo per scontato che questo sia il processo. Parliamo di attraversare le ombre, le emozioni irrisolte, i traumi non elaborati, per uscirne dall’altra parte. Ma, come tutte le cose che razionalizziamo, perdiamo di vista la potenza di queste parole.

Non è il meccanismo ad essere importante, ma la certezza e la speranza che riusciremo. Che attraverseremo questo spazio di ombra. Che vivremo il nostro processo di morte. E che ne usciremo godendo della rinascita e della possibilità di un nuovo passaggio.

Qualunque sia il tempo necessario alla nostra mente inferiore per arrendersi all’evidenza dell’Amore.

E saremo pronti ad un altro movimento, per incontrare di nuovo, e di nuovo, e di nuovo, la nostra Luce.

Speranza

Speranza è una parola dorata, che ci avvolge di cura materna, ci abbraccia nella difficoltà, non ci fa sentire soli.

Eppure dimentichiamo la sua profondità. La teniamo lì, come se fosse un misero salvagente, mentre intorno a noi il mare si agita e ci lasciamo sopraffare dalla paura.

Certo, siamo umani. Anche il Cristo lo era.

Elì , Elì, lemà sabactàni?

E lo ha gridato sulla Croce, generando il dubbio dell’abbandono. Una contraddizione che dentro di noi rimane un enigma, e indebolisce la speranza.

Ma è Gesù che si rivolge a Dio. È l’uomo che vede la distanza dal divino. Non è il Cristo che si rivolge al Padre.

Perché in quel momento è l’uomo ad aver paura della morte che si spalanca davanti a lui. E ci porta ad amare quella parte di noi così vulnerabile e debole da dimenticare la sua componente divina.

È l’uomo che sente la distanza dal divino, l’immensità del compito che ha scelto. Quella distanza che colmiamo ad ogni passo che facciamo nella nostra vita, sviluppando il nostro Cristo interiore.

Dall’uomo al Cristo

Dall’uomo al Cristo. La via che abbiamo scelto incarnandoci. Il grande compito che ci siamo assunti, in una dimensione, quella terrena, piena di sfide e di opportunità, di tentazioni e di sincronicità.

Una dimensione piena d’Amore, nascosta nelle stanze buie delle nostre paure.

Gesù ha affrontato la sua umanità con la certezza del passaggio.

Con la certezza che non sarebbe stato abbandonato dal Padre. Che quel passaggio, doloroso e terreno, era la porta da attraversare. Ed è sceso nell’Inferno, nella dimensione della ragnatela delle nostre ombre, nell’idea del buio per sempre, per dimostrarci, ancora una volta, che si attraversa la morte per uscirne.

Uno stato temporaneo, un portale da attraversare. Solo una porta. E di là la Luce. E così via, fino a quando questo movimento non sarà più necessario. Non è ora. Ma lo sarà. E questa è la più grande Speranza che possiamo coltivare dentro di noi.

Ancora oggi questa è la Via.

Ma più riusciremo a comprendere che questo passaggio ha il solo scopo di ricordarci la Luce dall’altra parte, meno sarà necessario passare attraverso quella porta.

La Speranza illumina le nostre stanze buie. E i mostri che le abitano, pian piano, si dissolvono.

L’ombra è assenza di Luce.

Esiste solo l’Amore.

Che la Pasqua sia con noi ogni volta che ne avremo bisogno.

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Immagine: Blue Shadow

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