Perché devi puntare alla gioia nella vita
Interno, sera, davanti ad un aperitivo. Racconto un episodio difficile della mia vita, con il dovuto distacco di chi ha messo tutto al suo posto. Giustamente fiera del mio scaffale emotivo in ordine. Poi, una persona mi dice: “Ho notato che mentre raccontavi quello che hai passato, ti accarezzavi morbidamente il ginocchio”. Mi viene da sorridere e dico “E allora?”. Mi risponde: “E allora vuol dire che stai godendo per la tua disgrazia”.
Rumore di vetri infranti.
Qualcosa esplode dentro di me e una rabbia feroce sale da dentro accompagnata da un “Come ti permetti? Ma che ne sai tu di quello che ho passato…”. Bene, parto da qui per spiegare perché devi puntare alla Gioia nella Vita, consapevole che il masochista è sempre dietro ad ogni nostro vissuto.
Ho riflettuto molto su questo episodio e voglio condividere con te alcune osservazioni. Ti prego di leggerle senza reagire subito o allontanarti da queste parole. E dico questo con cognizione di causa perché quello che si cela dietro di esse, è la base del meccanismo per cui tu, se non lo decidi consapevolmente attivandoti ogni istante per remare nella direzione giusta, non sarai mai nella direzione della Gioia.
Siamo nati per soffrire (o no?)
Quante volte usi questa frase? Quante volte lo senti dire? Magari con una alzata di spalle, come se fosse una frase semplicemente scontata. E invece no. È la mia e la tua catena. Il fatto che comprendiamo cosa vuol dire, NON significa che non esiste. Anzi, più la comprendiamo e più un perverso meccanismo di sottomissione psicologica che ci portiamo dietro da generazioni, ci spinge a generare esperienze che la confermino.
Prova a riflettere su questo paradosso. Oggi sappiamo di essere artefici della nostra unicità, ma quest’ultima è continuamente “inquinata” da un terribile luogo comune, condiviso da milioni di persone. Siamo nati per soffrire. Travisando il significato profondo della venuta di Gesù Cristo e del suo messaggio d’Amore.
Non voglio entrare in argomenti religiosi. Non voglio fare polemiche nè intavolare contraddittori su questa base. Vi basti sapere che non sono atea. Ma una cosa la voglio sottolineare. Della vita di Gesù ricordiamo e festeggiamo principalmente due episodi: la nascita (anticipata dal dolore del parto) e la resurrezione (anticipata dalla morte sulla Croce). Sembrerà banale, ma il parallelo è che se vuoi “gloria”, devi pagare la tua dose di sofferenza. E dato che le nostre anime umane sono molto distanti dalle anime “celesti”, la gloria è incerta, mentre la sofferenza è certa e consona alla nostra condizione di anime peccatrici.
Tornando al mio ginocchio accarezzato, quale futuro posso avere, in questo perverso meccanismo, se non di fare tutto ciò che è nelle mie possibilità per aumentare la dose di sofferenza? Arriverà la gloria, prima o poi arriverà. Nel frattempo cerco diligentemente di soffrire, come si conviene ad un bravo cristiano.
Mi arrabbio e non ci sto.
Perché devo puntare alla Gioia nella Vita? Perché duemila anni fa, il Maestro è sceso sulla Terra e ha con la sua vita mi ha insegnato che esiste un orizzonte di Amore e Comunione per cui vale la pena di mettermi all’Opera. E ho la ferma intenzione di onorare il suo messaggio nel migliore dei modi. E di gioire liberandomi da tutto ciò che me lo impedisce.
Immagine: Epiphany di James C. Christensen. Epifania: un’esperienza, una situazione o l’osservazione di un particolare che porta una persona a una profonda riconsiderazione di sè e della sua vita.