VI – L’amoreux

VI-Amoreux

Continuiamo il nostro percorso 22 arcani x 22 giorni esplorando il rapporto tra Arcani Maggiori dei Tarocchi di Marsiglia e il Coronavirus con L’Amoreux.

Dedico questo articolo ad una cara amica che nella sua onnipresente difficoltà di scelta, mi ha fatto amare sempre di più la meravigliosa e tenera visione dell’opposizione.

Posizione che, come Anime di IV raggio rappresentanti di questa Umanità, abbiamo scelto di sperimentare e consapevolizzare.

È l’Arcano n. VI degli Arcani maggiori dei Tarocchi. Per la prima volta troviamo in chiaro, tre personaggi più uno all’interno di un solo Archetipo. Meravigliosa rappresentazione della multi-dimensionalità della nostra psiche ed evidenza di come i rapporti tra le sub-personalità che ci popolano siano necessariamente oppositivi, creando spaccature e richiedendo scelte di posizione interiore, e di conseguenza, esteriore. Il contesto nel quale stiamo vivendo è condizione del movimento di questa carta. Possiamo quindi sottintenderlo nelle varie riflessioni.

L’amoreux è indirettamente l’arcano della scelta, visto che prendere una posizione/direzione è conditio sine qua non del procedere e diretta elaborazione del mix energetico che in quel preciso momento siamo.

L’evidenza di più personaggi sottolinea anche come le relazioni esterne, familiari, affettive e sociali, siano specchio del nostro movimento interiore e, al contrario, come possiamo leggere rispetto alle posizioni esterne che prendiamo cosa si sta muovendo dentro di noi.

La coerenza dinamica de l’Amoreux

Lavorando sul percorso del Bagatto ed interpretando ogni archetipo come un passo da fare, ci è chiara l’influenza della carta che la precede e di quella che la seguirà.

Su questo argomento consiglio di leggere Il Castello dei destini incrociati di Italo Calvino, e in particolare la prefazione, che mette in risalto l’inevitabile complementarietà ed influenza reciproca di questi movimenti.

Leggerli linearmente ha lo scopo di comprendere il meccanismo, ma nella realtà della nostra psiche, abbiamo a che fare con combinazioni che si intersecano continuamente, creando svariati orizzonti con i quali ci interfacciamo e tra i quali dobbiamo operare delle scelte.

È chiaro allora come questo archetipo diventi fondante per sviluppare un concetto di coerenza dinamica. In questa coerenza è l’essere al centro del nostro Universo la chiave per scegliere la posizione migliore in quel preciso momento. Non in assoluto.

Tant’è che quella posizione potrà rivelarsi totalmente errata in un futuro, anche molto prossimo. Ma l’etimologia di errore è vagare, errare, girovagare. Non vi ricorda Le Mat?

Allora, forse, scegliere è un girovagare, cercandoci attraverso l’esperienza e stringendo sempre di più il cerchio. Fino a ritrovarci nell’ultima carta del Percorso, nell’archetipo de Le Monde come risultato, sempre meno casuale e sempre più consapevole, di quel girovagare.

Avendo raggiungo la meta nel modo migliore che ci è stato possibile attuare.

Il valore de L’amoreux

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Le Pape è l’archetipo che ci dà valore e L’Amoreux è il frutto di questo processo. Ci regala maggior coerenza interiore e la possibilità di muoverci tra opposte tendenze con maggior equilibrio.

Al concetto di valore consegue il concetto di accettazione di quello che siamo. E in qualche modo queste parole definiscono un ambito di movimento, potremmo dire dei confini nei quali ci riconosciamo.

Di conseguenza, la mancata integrazione di questo passaggio ci rende privi di confini personali proiettandoci nel concetto di limite dei confini mutuati dall’esterno. Che la carta ben rappresenta nelle due donne che chiudono l’orizzonte del personaggio centrale da una parte e dall’altra.

A prescindere dalla piacevolezza o meno della posizione.

Infatti le polarizzazioni di questo archetipo producono movimenti reattivi. Il blocco nell’avanzare, con l’inconscia accettazione di limiti che nel tempo porteranno alla luce il processo di castrazione e non di definizione. Oppure la modalità dell’inconscienza proiettandoci in movimenti più lunghi della gamba che inevitabilmente, per mancanza di struttura, sconteremo.

Allora il concetto di valore assume il suo significato originario di essere forte, sano, capace. Ma ognuno di questi attributi si esprime in un contesto che è il mio personale. E la cui accettazione mi permette movimenti equilibrati e consapevoli. Questo valore consegue sia da L’Empereur (limiti) che da Le Pape (valore).

Le due protagoniste

Questo archetipo mi parla della ricerca di un punto di equilibrio tra due opposte tendenze. Cosa rappresentano queste tendenze?

La donna a sinistra, anziana, rappresenta il passato e tocca una zona dell’innamorato deputata alla riproduzione. In una posizione paradossale visto che questa parte dovrebbe essere sollecitata dalla donna di destra, più giovane e desiderabile e più carica di promesse.

Questo elemento ci dice che in questo punto del percorso, siamo realmente fertili laddove possiamo poggiarci su quello che è stato il nostro percorso fino a quel momento. Scegliere qualcosa di conosciuto non ci porta ad essere vili, ma porta in risalto la naturale scelta di stabilità in un punto in cui sono frutto di quello che ho vissuto.

Stiamo parlando allora dell’Imperatore che mi parla di scelte di sicurezza? Non solo, perché in questo arcano ho integrato il Papa e so che quel passato, con i suoi limiti, mi caratterizza, mi definisce e mi dà valore.

Riconoscere questa posizione permette di svuotare la carta da tutta una serie di conseguenze legate al sentirsi inadeguati, e anche un po’ vili, laddove le scelte diano priorità alla donna di sinistra.

Pensare che esprimere capacità e forza sia solo inseguire i desideri è una polarizzazione dell’archetipo, fortemente supportata dalla pubblicità e dalla tendenza sociale ad un perfezionismo ansiogeno.

La parte del desiderio è assolutamente presente in questo archetipo ed è quella che ci permette di spostarci dalla posizione dell’Imperatore. Il problema è quanto e come ci spostiamo?

Qual’è la mia posizione nei confronti del desiderio? Sento limitante includere nelle mie scelte il frutto delle esperienze del passato, soprattutto quelle che si sono rivelate errate?

Mediazione e compromesso

In questo archetipo è evidente che il movimento equilibrato comporti l’incontro delle due posizioni. La chiamo la carta dell’ e/e confrontandomi con l’o/o che divide (et impera).

Ed è facile sentire qual’è la parola che più ci tocca.

Chi di noi ha vissuto limiti e restrizioni sente molto di più la parola compromesso che ha, indubbiamente un’energia più restrittiva che trasmette la fortunosa ritirata dei principi morali, il crollo di una posizione, il patto accettato a denti stretti. Non è questa la sua origine, ma non possiamo disconoscere il modo in cui l’abbiamo interiorizzata e quindi la viviamo.

È interessante notare che nella mediazione entra in gioco un terzo soggetto che media tra le opposizione, come la carta ci fa vedere. Il personaggio al centro è colui che, grazie al prendere una posizione tra le parti, incamera informazioni in maniera progressiva così da affinare sempre di più la capacità del mediatore. Potremmo definirlo un uroboro, o anche un cane che si morde la coda, se alziamo continuamente l’asticella del risultato atteso.

Come reagisco alla parola compromesso? E alla parola mediazione? Riesco a sentire la differenza tra le due? Chi, nel mio passato, ha agito in un modo o nell’altro?

Libertà e libero arbitrio

Una parola chiave di questo archetipo è il libero arbitrio spesso confuso con la libertà di scegliere. Reputo importante distinguere libero arbitrio da libertà.

Il problema è filosofico, pratico e comporta una soluzione apparentemente paradossale.

La libertà propriamente detta, viene definita la capacità di dare realizzazione ai nostri propositi, mentre il libero arbitrio, è inteso invece come la facoltà di scegliere, in linea teorica, tra opzioni contrapposte, semplificando tra il bene e il male e quindi tra ciò che ognuno di noi fa rientrare nelle rispettive categorie. Quindi il libero arbitrio entrerebbe in gioco solo nel momento della scelta. La libertà entrerebbe in azione subito dopo, contattando i limiti della realizzazione vera e propria.

Quel che risulta trasparente, circa questo stato, è che la libertà è ben lontana dal pirata, dall’artista viaggiatore: non è un’erranza capricciosa e irresponsabile. La libertà sta in una trama complessa che involve interiorità e realtà esterna (ci son più vincoli in ognuno di noi che in cento dittature), pensiero, istruzione, espressione, l’ampiezza delle proprie possibilità e la stabilità della propria posizione, in un’asserzione, insomma, fluida, ma sempre rivolta al bene, al valore: niente ci fa sentire il cuore libero quanto la danza di una ballerina talentuosa, e i suoi movimenti liberi, liberi, non sono arbitrari o casuali, ma al contrario equilibrati, studiati e limatissimi.

Da una parolaalgiorno.it

Due concetti diversi ma strettamente legati. Il nostro grado di libertà è direttamente collegato a scelte di libero arbitrio che, aderenti a ciò che siamo in quel momento, esprimano spazi concreti di realizzazione, intrisi di sano desiderio.

Qual’è il nostro concetto di libertà? Sentiamo che il nostro libero arbitrio ci fa muovere in direzioni coerenti e appaganti? O è l’esatta raffigurazione dei limiti della zona rossa, o di tutte le zone rosse della nostra vita?

Fertilità

Credo che questo archetipo abbia messo già in gioco concetti importanti e domande molto profonde mettendoci in contatto con una profonda verità.

Non siamo fertili solo dove vogliamo, ma possiamo esserlo ovunque ce ne sia data la possibilità.

Giacobbe, Lia e Rachele ci parlano di questo stato raccontandoci che il desiderio è benedetto e necessario come attivatore di un movimento. Ma, nella consapevolezza della Vita come processo di realizzazione di un equlibrato asse Io/Sé (personalità e Anima) e della collaborazione tra coscienza e inconscio, accetto la mia posizione di mediatore tra opposte istanze limitando la mia libertà indecente.

E mettendomi in gioco, apprendendo dall’esperienza che ogni punto di questa opposizione crea.

Chiudo la stanza di questo impegnativo arcano, con una frase che lo caratterizza fortemente.

L’Amoreux ci parla della possibilità di portare frutto attraverso la capacità di trasformare ciò che non ci piace.

Sono capace di farlo?

Se vuoi ascoltare l’audio della stanza dell’Amoreux

Proseguiamo il nostro cammino con l’archetipo de Le chariot. Per iscriverti alla stanza di oggi vai qui

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