Continuiamo il nostro percorso 22 arcani x 22 giorni esplorando il rapporto tra Arcani Maggiori dei Tarocchi di Marsiglia e il Coronavirus con Temperance
È l’Arcano n. XIIII dei Tarocchi di Marsiglia, una carta di balsamo e riposo dopo Le Pendu e il XIII. Un momento di pausa prima di affrontare Le Diable? La posizione di questa carta tra il XIII e Le Diable, incuriosisce. È sicuramente un angelo, un angelo incarnato vista la presenza chiara del corpo, gli occhi che Vedono e le ali. L’angelo custode o daimon, è la voce che sussurrava prima del XIII e che ora ci parla chiaramente, è Beatrice di Dante e Laura di Petrarca. L’archetipo che ci parla della nostra guida interiore collegata alla nostra personalità.
La sua posizione alla fine della fine del servizio ci dà l’idea di aver compiuto un percorso non indifferente, in questa ricerca di dialogo tra l’anima e la personalità, sempre più volta a mettersi a disposizione del Progetto e quindi degli altri considerando la natura relazionale dell’Anima. E il suo numero XIIII ci porta a considerare una realizzazione (IIII) sul piano energetico (X).
Con XIIII-Temperance riusciamo a valorizzare sulla base delle esperienze precedenti quello che c’è in questo momento vista la posizione dell’Imperatore verso il passato e il concetto di energia, che la carta porta, slegato dal tempo lineare. Una frase per parlare di presenza e che calza perfettamente nel momento che stiamo vivendo.
Quello di cui abbiamo fatto esperienza possiamo usarlo oggi, cooperando con l’inevitabile (o quello che in qualche modo lo è).
Moderazione

L’etimologia del nome Temperance è moderare. E già qui la carta arriva con un certo senso di fastidio. La presenza dell’Angelo aiuta ad accoglierla, ma la carta viene percepita poco passionale e quindi non particolarmente accattivante, tranne che per alcune nature più passive.
La moderazione è una caratteristica dell’Arcano, ma è necessario capire cosa si intende.
L’equilibrio tra gli opposti è un sinonimo di moderazione, ma per raggiungere un punto di equilibrio è necessario conoscere gli estremi.
Nella carta de L’Amoreux il lavoro di mediazione che l’archetipo ci chiedeva, ha permesso di sviluppare la conoscenza delle polarità. Ne La Justice abbiamo imparato a riconoscere il movimento dentro di noi di queste polarità grazie al meccanismo della proiezione. Adesso possiamo in XIIII-Temperance, grazie alla conoscenza e al vissuto, vedere le opposte polarità e scegliere in maniera integrata.
Lasciare andare
Questo aspetto di scelta integrata è avvalorato dal passaggio nell’Arcano senza nome. Spogliarci di tutto ci consente di arrivare alla nostra essenza. Il movimento tra gli opposti è un movimento inizialmente inquinato dalle esperienze che abbiamo vissuto e che sono necessarie per attivare le energie del nostro tema natale. Attivazione che avverrà in modalità polarizzata per tendere sempre più al punto di equilibrio.
Pertanto, XIIII-Temperance ha in sè la qualità del non attaccamento e del lasciare andare. Li ha integrati con il passaggio nell’Arcano precedente ed è questo che le permette di conoscersi. Di sperimentare cosa si crea in questo nuovo spazio che l’Arcano XIII ci ha fornito.
Qui però siamo ancora in un punto del Percorso del Bagatto. Ci mancano ancora un po’ di tappe per arrivare al mondo. La nostra personalità è quindi attiva verso il piano dell’integrazione, ma ci sono parti che, in qualche modo, non sono disposte a lasciarsi addomesticare.
Sono le nostre parti più separative, quelle legate alla natura animale, certi istinti legati alla sopravvivenza che dobbiamo imparare a gestire e moderare. L’impulso di base di questi istinti è mors tua vita mea ed è importante mandare segnali chiari al proprio sistema psichico di chi ha preso le redini della situazione.
Inibizione
La capacità di inibirsi è la più grande facoltà della neocorteccia, l’ultimo cervello sviluppato dall’essere umano. Inibirsi non vuol dire reprimersi, altrimenti non parleremo di punti di equilibrio.
Vuol dire sviluppare una Volontà che agisce su quello che ha ancora potere su di noi. Che a questo punto del percorso va eliminato, altrimenti sarà difficile passare la carta de Le Diable.
XIIII-Temperance ci dona l’inibizione come qualità, come mezzo per la Volontà. Arrivati qui, dove siamo stati capaci di sviluppare non attaccamento, possiamo attivarci in questa modalità. Esercitandoci ogni giorno e modificando dentro di noi il concetto di inibizione.
Basta gestire la propria fame quando ci chiede di buttarci sulla prima cosa da mangiare che vediamo e desideriamo, di controllare il sonno che ci strappa da ciò che stiamo facendo, di gestire la sessualità attraverso la presenza.
Si tratta di eliminare i meccanismi reattivi controllando la propria natura animale.
La giusta distanza di Temperance
È interessante che questa carta sia nata come repressione degli istinti sessuali, (una donna nuda che si copriva i genitali) per subire poi una trasformazione nell’iconografia dell’Angelo che vediamo oggi. Abbiamo visto che la differenza tra reprimere e inibire è potente. E nell’inibizione non c’è nessuna negazione dell’istinto bensì un azione di moderazione.
La moderazione di Temperance si traduce quindi nella capacità di mantenere la giusta distanza tra due punti così da attivare l’arco voltaico e la generazione di energia. Troppa vicinanza porta a un corto circuito, troppa lontananza ad una impossibilità di attivazione.
La giusta distanza è fondamentale nell’attrazione erotica e tra l’altro parlando di energia sessuale parliamo di energie angeliche, visto che la sessualità degli esseri umani deriva dall’ambito riproduttivo.
Il Tantra
E da questa prospettiva il Tantra, che vede nella sessualità una via di crescita spirituale, attraverso il respiro, la presenza, la lentezza, e l’osservazione di ciò che accade dentro di noi per conoscerci sempre meglio ed attivare un dialogo con la nostra interiorità, è la raffigurazione di questo archetipo.
La filosofia del Tantra non passa solo attraverso la sessualità. Questa è solo una, tra tutte le vie che può utilizzare per arrivare agli stessi risultati. Pratico Tantra anche quando accarezzo il mio gatto, in totale presenza di quell’atto e godendo dello scambio energetico che si realizza nel contatto, standoci dentro completamente. O quando mangio un piatto di misticanza donatomi dalla natura. Presenza, presenza, presenza. È così che si attiva la comunicazione interiore.
Mi viene da pensare che quello che stiamo vivendo, che non ha a che fare con una giusta distanza ma con una distanza eccessiva ci depotenzi energeticamente. Ma nel meccanismo della proiezione, c’è una parte di noi che vive in maniera squilibrata questa distanza dagli altri (altrimenti non esisterebbe nel nostro personale Universo).
Questa deprivazione ci sta mettendo di fronte a quanto per noi il contatto sia importante o meno. Una grande opportunità di osservazione interiore.
Temperance e la Vergine
Tornando ai fluidi delle brocche di XIIII-Temperance, dobbiamo intenderli come Mesmer, un medico tedesco del XVIII secolo. Egli sosteneva che il corretto funzionamento dell’organismo è garantito dal flusso armonico del magnetismo animale attraverso l’organismo stesso e che questo flusso, quando non è armonico, crea le malattie. Seppur la teoria non è stata accolta e sviluppata, oggi è assodato che le malattie sono il risultato di scompensi energetici sui nostri vari corpi.
Temperanza ci parla quindi di uno stato di salute conseguente a come l’energia viene gestita dentro di noi, e della possibilità, grazie all’interazione diretta con l’Anima, di ammalarsi e guarire come aspetto dell’esperienza energetica dentro di noi.
Da questo punto di vista l’Archetipo esprime la sua connotazione astrologica di Vergine e Mercurio si evince dall’aspetto di comunicazione onnipresente nella carta. Dentro di noi, fuori di noi, dall’alto al basso e viceversa.
Acuti ed intensità in Temperance
Penso che sia chiaro, dopo l’esplorazione della parola moderazione, che XIIII-Temperance non sia una carta moscia. Anzi. Questa necessità di mantenere l’arco voltaico attivo ci chiede continui atti di presenza. E l’arco voltaico genera intensità.
Ricordo perfettamente la perplessità che ebbi quando il mio psicoterapeuta di diversi anni fa mi disse che la massima aspirazione per un uomo dovrebbe essere quella di avere le emozioni in un range equilibrato nè troppo alto nè troppo basso, così da poter godere di tutto il potenziale energetico delle emozioni senza distorsioni. Mi stava già spiegando XIIII-Temperance. Il range equilibrato mi risuonava debole, passivo, poco interessante.
Ma noi viviamo in una società che ci spinge continuamente agli acuti e all’eccitazione, tenendoci in stati di up e down continui, dove è praticamente impossibile attivare il processo di osservazione. Perché tra intensità e acuti (che sono anche baratri) c’è molta differenza.
Adrenalina, cortisolo e intensità
La liberazione di adrenalina e cortisolo è legata alla percezione di stimoli come minaccia fisica e paura, eccitazione, forti rumori, luce intensa ed elevata temperatura ambientale; tutti questi stimoli vengono elaborati a livello ipotalamico, dove evocano una risposta del sistema nervoso parasimpatico. A livello ancestrale, sono ormoni collegati all’istinto di sopravvivenza e rappresentano una componente essenziale della cosiddetta reazione di ‘lotta o fuga’ (in inglese fight or flight), che si verifica in tutte le specie animali, compreso l’uomo, fornendo elementi e attivazioni necessarie.
Fisiologicamente il rilascio di questi ormoni deve consistere in una scarica di breve durata, attivata da uno stimolo al quale il corpo risponde naturalmente liberando gli ormoni necessari.
Quando però le situazioni che attivano la loro produzione provengono da processi mentali dobbiamo fare attenzione. I segnali del corpo, arrivano al cervello e fanno rilasciare l’ormone come risposta. Se non c’è un segnale del corpo e ho bisogno di simulare mentalmente una situazione legata alla sopravvivenza, vuol dire che ho bisogno di quegli ormoni per darmi la forza che non ho (o che penso di non avere). Questa motivazione è legata al nostro vissuto e possiamo ricercarne le cause sia nell’esperienza familiare che in ambiti di ferite emotive legate al rifiuto e all’abbandono.
Proviamo a pensare a ciò che stiamo vivendo in termini di minaccia fisica e paura, o a quello che vediamo o ascoltiamo quotidianamente, sempre teso ad enfatizzare attraverso l’eccitazione il contenuto stesso. O al modo in cui ci vengono consegnati i messaggi pubblicitari o i film e le serie tv. Sono tutti tarati sul rilascio di cortisolo e adrenalina, gli ormoni dello stress. E come tutti i movimenti sbilanciati crea nel corpo disturbi a livello fisico e psichico.
Ma, soprattutto ci tiene nello stato di “sempre all’erta”, impedendoci quegli stati di rilassamento e di presenza necessari ad un sano lavoro introspettivo.
La giusta distanza di XIIII-Temperance quindi non nega, quando necessario l’acuto, ma inquadrandolo come una polarizzazione, chiede l’altra polarità, cioè quella del rilassamento, per permettere la scarica elettrica necessaria ed equilibrata al contesto.
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